domenica 1 luglio 2012

Terza idea circolante sugli esami: nei programmi, cosa ci metto?


Terza idea che circola sugli esami:

“I programmi svolti devono contenere tanti argomenti, possibilmente appariscenti”


Ci metto anche questo argomento o non lo metto? Questa è la domanda che circola tra gli insegnanti intorno alla data del 15 maggio di ogni anno scolastico. Com’è noto, entro quella data ogni consiglio delle classi quinte delle scuole superiori deve pubblicare il “Documento finale”, ovvero la sintesi, il diario, il consuntivo di quanto è accaduto, di quanto è stato effettuato e di quanto è stato ottenuto nel corso del triennio della classe che si sta per presentare agli esami. Non di ciò che è stato studiato da quella classe, perché questo è contenuto negli allegati del documento finale, allegati costituiti dai programmi svolti nell’ultimo anno di corso dagli insegnanti di ciascuna disciplina. Ed è a proposito di questi che ogni addetto ai lavori si pone la domanda summenzionata: questo argomento lo inserisco o no?


Attenzione, la domanda non è peregrina, non è importante solo per gli insegnanti: su quei programmi e sugli argomenti in essi indicati gli studenti verranno interrogati dalle commissioni d’esame, perciò la questione è di primaria importanza, soprattutto per gli studenti che verranno esaminati dai commissari esterni. Tralascio di discutere l’aspetto legale della faccenda, ovvero se è lecito o no inserire nel programma anche ciò che si prevede di affrontare tra il 15 maggio e la fine delle lezioni. Non me ne vogliano i difensori dei diritti degli studenti, ma francamente non credo che sia una questione interessante e non mi sembra neppure di facile interpretazione, come sanno bene gli esperti di diritto. Secondo me non è pensabile che la legge ci imponga di porre fine ad ogni avanzamento del programma dopo il 15 maggio, ma riconosco più di una ragione a coloro che la pensano così, se non altro perché la norma, sulla questione, appare piuttosto ambigua.
Emblema delle Tigri Tamil

La questione che qui vorrei discutere è un’altra: perché inserire in un programma d’esame un argomento che non si è svolto con sufficiente approfondimento? E soprattutto: perché inserirvi un argomento che non si è svolto affatto? Se si è dedicato mezzora alla crisi degli anni Settanta, vale la pena inserirla nel programma svolto? Se si è solo “accennato” al terrorismo delle Brigate rosse e all’assassinio di Aldo Moro, è opportuno inserire i due argomenti nei programmi svolti?
Oltre dieci anni fa esaminai studenti di un noto Liceo della provincia nel cui programma di storia, dichiarato dal loro insegnante, spiccavano come ultimi argomenti svolti la crisi politica dello Sri Lanka e la questione delle Tigri Tamil: il programma, proprio per questa sua spiccata adesione alle problematiche di attualità (la crisi singalese era allora in pieno svolgimento e sarebbe giunta ad una temporanea conclusione solo qualche anno più tardi), ricevette l’encomio del presidente della commissione d’esame, colpito positivamente dal fatto che gli argomenti svolti dall’insegnante di storia di quella classe coprissero l’intero Novecento e giungessero fino all’ultima questione di politica internazionale.

Bettino Craxi
Durante il colloquio orale domandai ad alcuni studenti di spiegare le cause della crisi singalese, nonché di illustrarne i principali eventi. Le migliori risposte che ricevetti furono stentate rimasticature terzomondiste e luoghi comuni sull’imperialismo occidentale (cose che non c’entravano nulla con la vicenda); le peggiori furono dei goffi tentativi di autodifesa, tutti più o meno di questo tenore: “l’insegnante ha svolto questo argomento nell’ultimo giorno di scuola, dopo aver parlato per mezzora della guerra del Golfo: in testa non mi è rimasto quasi nulla…”. Devo confessare che a questi studenti era rimasto ben poco, in testa, anche della guerra fredda, della coesistenza pacifica, della costruzione dell’Unione europea, dei governi Craxi e di Tangentopoli, tutti argomenti perentoriamente dichiarati nel programma di storia e, con tutta probabilità, affrontati negli ultimi giorni di scuola in poche parole e con molti luoghi comuni. Fu una soddisfazione non da poco osservare il presidente della commissione rimangiarsi le parole precipitosamente pronunciate al momento della prima lettura del programma di storia: talvolta l’apparenza, ancorché spettacolare e smagliante, può essere ingannevole…
Corriere della sera del febbraio 1992:
notizia dei primi arresti per "Tangentopoli"

Fu anche un’esperienza istruttiva. Compresi immediatamente due cose: 1) non si è istituito l’esame di Stato per consentire ad insegnanti narcisisti (perdonatemi se ricorro di nuovo a questo termine) di mettersi in mostra di fronte a commissioni, presidenti e presidi; 2) l’esame è stato istituito per sondare la preparazione degli studenti: se questi sono preparati un po’ di merito sarà anche del loro insegnante.
Come rispondere, quindi, alla domanda del 15 maggio “cosa metto nel programma”? Credo che una risposta di buon senso sia la seguente: si metteranno quegli argomenti su cui si sa di essere rimasto abbastanza da giustificare almeno una domanda da parte dell’esaminatore, anche se si tratta di argomenti poco appariscenti, un po’ demodé, non politically correct. Altri argomenti meglio non metterli, per non esporre gli studenti ad inevitabili figuracce. Meglio poco e fatto bene (o per lo meno "fatto") che tantissimo ma raffazzonato (o, peggio, "non fatto").

2 commenti:

  1. Carissimo Carlo,
    come sai bene sono del tutto d'accordo con te, abbiamo parlato anche recentemente di questo problema. Ci sono insegnanti che, purtroppo, dimostrano scarsissima (per non dire nulla)professionalità, sia nel gonfiare narcisisticamente i propri programmi, sia nel passare truffaldinamente agli studenti le domande che saranno poste nelle prove di esame, scritte od orali che siano. Tutto questo va a danno sia degli studenti, sia dell'intero corpo insegnante. Degli studenti, perchè ovviamente questi insegnanti si fanno belli sulla pelle dei ragazzi oppure, lasciando che passino gli esami conoscendo in anticipo i quesiti , fanno sì che gli studenti di altre sezioni escano con voti guadagnati con le proprie forze, ma magari più bassi. Degli insegnanti, perché danneggiano il buon nome e la serietà di tutti quei colleghi che lavorano seriamente. Purtroppo noi docenti non abbiamo una corporazione professionale e un codice deontologico, altrimenti quei colleghi che si comportassero in maniera così disonesta meriterebbero di essere allontanati dall'esercizio della professione. Approfitto di questo spazio anche per inviare un messaggio ai nostri studenti: non siate complici, se potete aiutate gli insegnati onesti a smascherare quelli poco professionali, perchè spesso noi non conosciamo questi retroscena vergognosi. Scusa il tono un po' acceso, ma il commento che ha lasciato il tuo studente nell'altro articolo (relativo alla pratica della copiatura) mi ha fatto veramente indignare...
    Giovanna

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  2. ciao Carlo, dopo tutte queste perplessità sull'esame di stato non sarebbe ora di togliere il valore legale all'esame di stato? Io ne sono pienamente convinta, così i ragazzi faranno in seguito l'esame di stato al di fuori della scuola, come avviene per i commercialisti, gli ingegneri etc.... Vedrai che poi chiuderanno tante scuole dette "diplomifici" ( molto carestose ma con preparazione nulla ); e gli studenti sentiranno il bisogno di iscriversi in scuole serie, anzi anche all'interno della stessa scuola in sezioni con insegnanti che dimostrano una vera professionalità. Genziana

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