sabato 22 settembre 2012

Terrore e islamismo, 2a parte: i Fratelli musulmani


IDEOLOGIA DEL TERRORE E ISLAMISMO POLITICO: seconda parte


2a parte: L’ideologia dei Fratelli musulmani e il pensiero di Sayyid Qutb

Le tappe della formazione dell'Impero ottomano

Ataturk (1881-1938)
Sono state le due guerre mondiali a generare nel mondo arabo enorme delusione e frustrazione per non essere riusciti a formare il grande Stato arabo. Infatti, il plurisecolare Impero ottomano, sorto nel XIV secolo, si era dissolto dopo la Grande guerra; le trasformazioni politiche conseguenti il conflitto avevano portato alla nascita della Turchia moderna, grazie alla rivoluzione di Mustafà Kemal “Ataturk”, ma avevano lasciato una parte del mondo islamico sotto il controllo più o meno diretto dell’Europa. Dopo la seconda guerra mondiale il colonialismo venne definitivamente meno e nacquero stati arabi indipendenti, ma i nostalgici dell’Impero non furono ugualmente soddisfatti: l’importazione del modello dello Stato nazionale nel mondo islamico fu vissuto da costoro come una deviazione, un tradimento della tradizione islamica che ha sempre visto tutti i musulmani raccolti in un’unica grande casa, la Umma o “comunità dei fedeli”.

Mustafà Kemal (Ataturk), al centro della foto, nel 1923, quando depose
il sultano,  proclamò la fine del califfato e fondò la Repubblica turca

Il Medio Oriente dopo la seconda guerra mondiale

Hasan al-Banna
Fu quindi nei due contesti postbellici che si rafforzarono le tendenze alla riunificazione politica del mondo islamico. Ad esempio, fin dal 1924 la dinastia saudita in Arabia si fece portabandiera del movimento integralista wahhabita, movimento rigorista musulmano-sunnita fondato in Arabia da Muhammad ibn Abd al-Wahhab (1703-1791), caratterizzato da estremo conservatorismo religioso e sociale che proponeva come modello i “pii antenati” (da cui l’espressione “salafiyya” – che vuol dire appunto “i pii antenati” - e il connesso atteggiamento politico, il salafismo). Sorsero inoltre associazioni islamiche legate agli ulema, o mullah, i “dotti” del Corano, con progetti politici di islamizzazione totale della società depurata dalle corruzioni del mondo occidentale, tutte più o meno ispirate al wahhabitismo e al salafismo. Tra queste ebbe particolare influenza appunto quella dei Fratelli musulmani, fondata nel 1928 in Egitto, a Ismailia, da Hasan al-Banna (1906-1949). Nata come associazione di assistenza scolastica e sanitaria, si è presto diffusa in molti paesi arabi, attirando giovani, intellettuali, religiosi e politici. Il suo motto era: “Allah è il nostro obiettivo. Il profeta è il nostro capo. Il Corano è la nostra legge. Il jihad è la nostra via. Morire nella via di Allah è la nostra suprema speranza”.
L'emblema dei Fratelli musulmani
Il progetto dei Fratelli musulmani, infatti, prevedeva fin dall’inizio la riforma della società attraverso una capillare opera educativa e formativa, opera che doveva essere ancorata ai più rigorosi precetti islamici. Finché tale opera è rimasta sul terreno dell’istruzione, essa ha avuto influenza soprattutto nel campo religioso e rituale, sebbene sia stata sempre molto capillare e pervasiva. Ma tra gli affiliati cominciò presto ad emergere una corrente più radicale e più impaziente che intendeva tradurre in concrete azioni politiche quel progetto: così la Fratellanza si è trasformata nel tempo in un movimento che da un lato ha perseguito la piena islamizzazione della società rifiutando ogni influenza occidentale, dall’altro, operando nella clandestinità, ha alimentato una rete paramilitare e terroristica che ha messo a segno molti attentati (ad es. contro Sadat nel 1981; inoltre lo stesso Bin Laden si era formato all’interno della Fratellanza). In tal modo questa organizzazione contribuì alla nascita del cosiddetto ”islamismo”, ovvero dell’ideologia politica che consiste nel dichiarare guerra all’Occidente e nel combatterlo con tutte le armi. L’islamismo non va confuso con l’Islam: quest’ultimo è una religione, mentre l’altro è, ripeto, un’ideologia politica. Nel mondo islamico non tutti i musulmani hanno accettato questa deviazione politica del messaggio religioso; tuttavia l’islamismo riuscì ad attirare a sé molti giovani in cerca di riscatto rispetto al mondo occidentale: il suo successo, soprattutto nel secondo dopoguerra, è stato enorme sia tra i musulmani sunniti che tra quelli sciiti.

Torniamo ai Fratelli musulmani. Subito dopo la fondazione tra gli affiliati si diffusero idee di destra, soprattutto simpatie per il nazismo. Hasan al-Banna, il fondatore, aveva una forte ammirazione per le camicie brune naziste (le SA); ad imitazione di queste, le unità organizzative dei Fratelli musulmani indossarono camicie di uno stesso colore, il verde, e vennero chiamate kataib, cioè falangi, termine ricorrente nelle formazioni paramilitari fasciste che negli anni  Trenta si stavano diffondendo in Europa. L’opera di propaganda dei Fratelli fu inizialmente contro la Turchia di Ataturk che aveva spazzato via il califfato, mentre la Fratellanza avrebbe voluto restaurarlo perché lo riteneva il mondo islamico più puro: in questo modo la religione si mescolava con la politica.


Ma l’intellettuale che ebbe più influenza nel movimento fu senza dubbio lo scrittore egiziano Sayyid Qutb (o Said Qotb) (1906-1966), il cui pensiero merita di essere conosciuto se vogliamo afferrare appieno il retroterra culturale di questa organizzazione tuttora molto forte e molto ascoltata nel mondo arabo.

Gamal Abd el-Nasser (1918-1970), Presidente
dell'Egitto dal 1954
Qutb ricevette una rigorosa educazione religiosa, studiò poi negli Stati Uniti dove si laureò in Pedagogia ma odiò gli Usa per il materialismo, i vizi, i passatempi e la libertà sessuale del suo popolo, oltreché per la sua politica estera. Nel 1951 tornò in Egitto ed entrò nei Fratelli Musulmani diventandone il principale ideologo. Nel 1952 Nasser, da poco andato al potere in Egitto, si recò da Qutb per ottenerne l'appoggio; ma l'estremismo dei Fratelli procurò all’Egitto molti problemi sul piano internazionale, inoltre l’organizzazione si opponeva alla modernizzazione del paese perseguita dal Presidente egiziano. Sicché, dopo un’iniziale collaborazione, Nasser e i Fratelli Musulmani entrarono in collisione e il dittatore fu costretto a mettere al bando l'organizzazione nel 1954. Qutb fu imprigionato e trascorse in galera quasi tutto il resto della vita, finita nel 1966 quando venne impiccato. In carcere scrisse in abbondanza, ma i suoi libri più famosi e influenti presso i fondamentalisti musulmani furono All'ombra del Corano, monumentale opera di esegesi e commento del Corano, e Pietre miliari: in entrambi vi è l’esposizione del pensiero di Qutb.
Qutb durante la prigionia
L'edizione in lingua inglese
di All'ombra del Corano
Mescolando varie idee occidentali, tra cui la filosofia della prassi di Marx, Qutb afferma che la verità non è possibile apprenderla nei libri né attraverso le scienze sperimentali; essa emerge da un lato attraverso la dedizione assoluta alla fede, come chiede l'Islam, dall'altro attraverso l'impegno e la lotta. Fede assoluta e azione sono quindi i due mezzi attraverso cui la verità si afferma; la parola di Allah e il martirio in suo nome sono le uniche strade per arrivare alla verità.



Secondo Qutb la società occidentale era giunta ad una crisi irreversibile: il mondo moderno si stava degradando, la sua intelligenza e moralità stavano scivolando verso il basso; libertà, scetticismo e materialismo lo stavano facendo avvizzire, moltiplicando malattie nervose, violenza, perversioni, manie criminali, ansia e sofferenza. Prosperità economica e conoscenze scientifiche non bastavano, secondo Qutb, laddove Dio era stato abbandonato e sostituito dal benessere materiale: tanto più che anche questo era provvisorio e minacciato dall'assenza di una egualitaria distribuzione delle ricchezze. In fin dei conti Qutb indicava mali che anche molti intellettuali dell'Occidente avevano individuato da decenni. Ma qual era la causa di tanta miseria e di tanta alienazione secondo lo scrittore egiziano? 
Qutb nel corso del processo
che lo condannerà a morte (1966)
Egli sosteneva che per capirlo occorreva osservare cos'era accaduto dall'affermazione della religione ebraica in poi. L'ebraismo aveva insegnato ad adorare un solo Dio e a rinnegare gli altri. Come ogni musulmano, anche Qutb riconosceva nell'ebraismo una religione originale, perché oggetto di rivelazione divina e rigorosamente monoteista; ma oltre a questi meriti, secondo Qutb l’ebraismo era stato anche un codice di comportamento che dettava l'attività giusta in ogni campo della vita. La legge mosaica si rifiutava di tracciare un solco tra sacro e secolare perché, e qui sta per il nostro autore la grandezza dell'ebraismo, venerando un solo Dio non poteva tollerare che vi fossero ambiti della vita soggetti all'autorità di altre divinità. Il suo rigoroso monoteismo esigeva che ogni attività umana fosse soggetta alla sola autorità divina. Ma, secondo Qutb, l'ebraismo ad un certo punto avvizzì e restò un sistema di rigidi e vuoti riti esteriori. Fu allora che arrivò Gesù che, con ulteriori rivelazioni divine, ridiede alla religione di Abramo e Mosè nuovo slancio e nuova forza. Riuscì il cristianesimo a mantenere viva la convinzione, presente nella legge mosaica, che vita della spirito e vita civile devono seguire uno stesso Dio e quindi uno stesso codice? (2 – continua)

La Torah, o "Legge", testo sacro dell'ebraismo