sabato 3 novembre 2012

Veline. Dal fascismo a Grillo?



La velina del Movimento 5 Stelle



“Veline”, durante il fascismo, erano detti i fogli dattiloscritti su carta velina che il Ministero della cultura popolare (MinCulPop) diramava ai giornali: essi contenevano diposizioni e ordini, impartiti alle direzioni e alle redazioni dei quotidiani, circa le notizie che si dovevano o che non si dovevano pubblicare e sul modo di dare ad esse maggiore o minore enfasi. Con una sola battitura il regime ne preparava molte copie utilizzando appunto più fogli di carta velina, tra i quali veniva frapposta la carta carbone. Una volta scritto l’ordine, esso era consegnato ai giornali che erano tenuti ad osservare scrupolosamente le disposizioni, pena la censura oppure il sequestro del numero in edicola; nei casi estremi si giungeva alla soppressione del giornale. In tal modo il regime, dopo aver chiuso, a partire dalle “leggi fascistissime” del 1925-26, molti quotidiani e molte riviste e aver in tal modo zittito con la forza la voce delle opposizioni, poteva lasciar sopravvivere la stampa “non ostile”, tenendola però al guinzaglio, impartendole ordini, attraverso le veline, su cosa e su come scrivere.
Comunicazione del MinCulPop al Duce (fonte:
Tutto un mondo da rifare, blog di  Simone Starace;
ringrazio l'autore del blog per aver reso
disponibile l'immagine)

Le Veline inventate da Striscia la notizia (o meglio dalla verve immaginifica di Antonio Ricci) non erano altro, in fin dei conti, che divertenti e sexy metafore dei dispacci dell’epoca fascista: come questi ultimi, infatti, le veline del programma televisivo portavano le notizie, consegnandole ai conduttori della trasmissione. Questo accadeva nei primi anni di Striscia la notizia, prima che le Veline si limitassero a sgambettare e a sculettare: attualmente tra coloro che assistono al programma dubito che vi sia qualcuno che sappia o che si ricordi l’originario significato del termine “velina”. Potenza del mezzo televisivo.

Torniamo all’epoca fascista. Dicevo che gli ordini impartiti dalle veline del regime contenevano disposizioni sulle notizie che dovevano essere o non essere pubblicate, ma anche sul linguaggio da usare nella stesura degli articoli. Qualche esempio credo che valga più di ogni descrizione.

“Oggi mattina 31 maggio è stato rinvenuto cadavere bambina (…) con evidenti tracce stupro sgozzamento. (…) Astenersi dare eccessiva pubblicità truce delitto (…)” (velina del 31 maggio 1925).
“Vanno assolutamente eliminati i disegni di figure artificiosamente dimagrite e mascolinizzate, che rappresentano il tipo di donna della decadente società occidentale” (velina del 1931).
“Le fotografie di avvenimenti e panorami italiani devono essere esaminate dal punto di vista del loro effetto politico. Così se si tratta di folle, scartare le fotografie con spazi vuoti; se si tratta di nuove strade, zone monumentali ecc. scartare quelle che non danno buona impressione di ordine, di attività, di traffico ecc.” (velina del 1931).
“Il Corriere della sera e il Mattino hanno pubblicato due disegni riproducenti il Duce: uno è piaciuto, l’altro no. Vale quindi, anche per i disegni, la norma vigente per le fotografie e cioè che debbono essere precedentemente presentate all’Ufficio stampa del Capo del Governo per avere l’autorizzazione alla pubblicazione” (velina del 21 ottobre 1933).
“Il sottosegretario Ciano ha deplorato l’abitudine dei giornali di pubblicare fotografie, corrispondenze e titoli come questi: Freddo intenso a Roma; Napoli sotto la neve; La neve a Palermo. In questo modo si sviano le correnti turistiche del paese” (velina del 29 gennaio 1935).
“Si fa assoluto divieto di pubblicare fotografie di carattere sentimentale e commovente di sodati in partenza, che salutano i loro cari” (velina dell’11 luglio 1935).
“Non pubblicare nelle corrispondenze notizie dei bombardamenti dei nostri aerei nell’Africa Orientale” (velina del 7 dicembre 1935).
“Non interessarsi mai di nessuna cosa che riguardi Einstein” (velina del 26 dicembre 1936).
“Giornalisti e fotografi si astengano dall’avvicinare i Duchi di Windsor” (velina del 18 luglio 1938).
“I giornali eseguano una costante revisione d tutte le fotografie di parate militari, passo romano, presentazione alle armi, sfilate giovanili e premilitari, pubblicando esclusivamente quelle dalle quali risultano allineamenti impeccabili” (velina del 26 agosto 1938).
“Ignorare la Francia. Non scrivere nulla su questo paese. Criticare invece sempre e comunque l’Inghilterra. Non prendere per buono nulla che ci venga da quel paese” (velina del 13 giugno 1939).
“Si rinnova ai giornali il divieto di inserzione di pubblicità ebraica, anche se mortuaria” (velina del 26 maggio 1943).

Questi sono soltanto alcuni semplici esempi reperibili anche in rete; altri si possono trovare leggendo la biografia su Mussolini di Renzo De Felice, oppure i seguenti libri: Giancarlo Ottaviani, Le veline del MinCulPop. Aspetti della propaganda fascista, Milano, Todariana Editrice, 1999; Riccardo Cassero, Le veline del Duce. Come il fascismo controllava la stampa, Milano, Sperling & Kupfer, 2004; Nicola Tranfaglia, La stampa del regime. 1932-1943. Le veline del Minculpop per orientare l’informazione, Milano, Bompiani, 2005.

Gli esempi che ho riportato mostrano come il fascismo fosse attento non solo ai contenuti delle notizie, ma anche alla forma e al linguaggio con cui esse erano presentate. Del resto è nota l’attenzione dei totalitarismi alle forme della comunicazione di massa, poiché per essi è importante controllare le modalità di trasmissione delle idee e delle informazioni: il Grande Fratello del romanzo di Orwell ha addirittura inventato la “neolingua” (contro la cosiddetta "archelingua") per uniformare il linguaggio e, attraverso esso, il pensiero degli uomini, in modo da debellare nel profondo nella psiche ogni possibilità di opposizione. Il conformismo del linguaggio nasconde sempre una profonda incapacità di utilizzare liberamente la mente, è indice di assenza di libertà di opinione e di giudizio.

George Orwell (1903-1950), autore di 1984

Per queste ragioni è allarmante la notizia comparsa qualche giorno fa sui giornali italiani (cfr. ad esempio Matteo Cruccu, Il vademecum del perfetto giornalista (secondo il Movimento Cinque Stelle), in Corriere della sera, 29 ottobre 2012) riguardo all’ultima trovata dell’inesauribile Movimento 5 Stelle, ovvero l’allegra (e pericolosa, come vedremo tra un attimo) brigata di Grillo & Company. Di che si tratta? Di questo: l’Ufficio stampa del Movimento 5 Stelle ha inviato alle redazioni dei quotidiani italiani un’email che non sarebbe improprio definire una “velina”. Vale la pena riportarla per intero, con le stesse enfasi (grassetto, colore rosso, maiuscolo) presenti nel testo originale:


“Spettabile redazione,

sempre più spesso da oggi in poi, tratterete argomenti relativi al Movimento 5 Stelle, che si propone come forza DAL BASSO, come movimento di CITTADINI in prestito alla politica PRO TEMPORE, INCENSURATI,, che RIFIUTANO OGNI PRIVILEGIO, che decidono COLLEGIALMENTE e i cui ELETTI  sono solo dei PORTAVOCE  di decisioni di gruppo. Un movimento il cui obiettivo fondamentalmente è fungere da strumenti per la libera partecipazione di tutti i cittadini alla politica. In sintesi cittadini che votano cittadini.

Alla luce dell’enorme cambiamento proposto dal Movimento 5 Stelle è necessario che il VOCABOLARIO di riferimento usato dai media sia coerente e corretto.

Per questa ragione è indispensabile che tutti voi giornalisti, redattori, caporedattori e direttori poniate la massima attenzione ad EVITARE PAROLE CHE NON APPARTENGONO ALLA REALTA’ DEL MOVIMENTO.

Parole come PARTITO e LEADER sono pertinenti alla politica tradizionale, quindi ALTRO da noi. Sono parole incompatibili e fuorvianti rispetto alla nostra realtà di partecipazione e condivisione.

È corretto riferirsi al MoVimento 5 stelle come a una FORZA POLITICA e agli eletti come PORTAVOCE.

Ci rendiamo conto che non sarà facile evitare di cadere nell’abitudine di scrivere “il m5s è il primo PARTITO in Sicilia” come ha fatto oggi il Sole, ma contiamo sulla vostra collaborazione affinché siate voi i primi a proporre il NUOVO GLOSSARIO adatto alla portata del cambiamento che il M5s propone.

Chiudiamo ricordando che la parola GRILLINI è scorretta e anche un po’ offensiva, in quanto riduttiva e verticistica. Grillo è il megafono al nostro servizio e non il nostro leader.
Noi siamo ATTIVISTI, gli attivisti del Movimento 5 stelle o, per brevità, ATTIVISTI 5 STELLE.

(solo per il Sole 24 Ore) Con l’occasione ovviamente vi chiediamo di modificare al più presto il titolo di questo articolo http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-10-28/scarsa-affluenza-elezioni-siciliane-200209.shtml?uuid=Ab8QSkxG&fromSearch

Vi ringraziamo per la vostra attenzione e collaborazione.

Ufficio Stampa Lista CiVica 5 Stelle Milano

L'email inviata dall'Ufficio stampa del M5S alle redazioni dei quotidiani

Naturalmente (e per fortuna) Il Sole24Ore non solo non ha modificato il titolo dell’articolo giudicato scandaloso dai grillini, ma ha anche risposta con una nota della redazione, affermando che “in Italia, fino a prova contraria, esiste ancora la libertà di stampa, cui la nostra Costituzione dedica l’articolo 21 che sancisce tra le altre cose che ‘la stampa non può essere soggetta ad autorizzazione o censure’. Pertanto – conclude il commento del quotidiano – pubblichiamo con piacere la mail inviata dal Movimento 5 stelle di Milano anche se, francamente, colpiscono i toni vagamente intimidatori della nota” (Le strane lezioni di giornalismo del Movimento 5 stelle, Il Sole24Ore, 29 ottobre 2012).
L'articolo 21 della Costituzione

Nella velina dell’Ufficio stampa del partito di Grillo colpiscono le insistenze sul linguaggio che deve essere, si direbbe, politically correct (cioè conformista); colpisce anche l’arroganza di quel “tratterete” della riga iniziale, un termine davvero prefettizio, usato come se a scriverlo fosse un’autorità indiscutibile che nessuno, tanto meno un quotidiano, può illudersi di contestare o di ostacolare. Colpisce, infine, quel tono fanatico da “rivoluzionari duri e puri” che fa rabbrividire: il Movimento 5 Stelle viene presentato come depositario di una Verità che solo ai suoi “attivisti” sarebbe stata rivelata, e quindi questi hanno il dovere di imporre agli altri, noi comuni uomini meschini che non siamo stati gratificati della rivelazione, quel cambiamento di linguaggio e di pensiero che essi ritengono giusto. Chi non condivide quel linguaggio sarà costretto con la forza ad utilizzarlo? C’è da temerlo, visto il tono minaccioso della missiva, un tono degno di un Saint Just, di un Robespierre, per non scomodare ancora Mussolini, Hitler o Stalin.

Dopo la lettura dell’email mi sono posto queste domande: si tratta di un invito o di un avvertimento? Cosa accadrà alla libertà di stampa in Italia se i “grillini” andranno al potere? Si rendono conto gli italiani della straordinaria somiglianza tra il linguaggio usato nelle veline fasciste e quello utilizzato da questo “glossario cinque stelle”? Dobbiamo attenderci, nel prossimo futuro, che le foto e gli articoli, le notizie e i titoli passino prima per l’Ufficio stampa di Grillo “per avere l’autorizzazione alla pubblicazione”, come diceva la velina ducesca dell’ottobre 1933 che ho riportato sopra? Sono domande legittime (devono riconoscerlo anche quegli anonimi commentatori di questo blog che, ogni volta che mi occupo di Grillo, mi scrivono insulti), poiché il M5S sta ottenendo un successo elettorale dopo l’altro (l’ultimo in Sicilia, qualche giorno fa) e la possibilità di trovarselo al governo l’anno prossimo diventa concreta ogni giorno che passa. Ci ritroveremo con un despota a Palazzo Chigi che, forte del consenso popolare, metterà il bavaglio ad ogni espressione difforme dal “Grillo-pensiero”? Suggerirei agli italiani che nutrono simpatie per questo movimento di studiare la storia prima di recarsi alle urne: anche Mussolini e Hitler andarono al potere per vie legali ed elettorali. Una volta ottenuto un vasto consenso popolare, un potere dispotico non avrebbe più alcun ostacolo per sottomettere al proprio volere il linguaggio e il pensiero delle folle anonime.