lunedì 15 luglio 2013

Tre episodi recenti. Un solo significato

Ignoranza e violenza nel giardino dell’Impero.



Tre recenti e diversi episodi indicano il baratro di ignoranza e rozzezza in cui è precipitata la società italiana. Le minacce rivolte qualche giorno fa all’onorevole Carfagna tramite facebook e twitter; le offensive parole di Calderoli nei confronti del ministro Kyenge; l’incendio del Liceo “Socrate” a Roma. Non a caso il Presidente Napolitano ha espresso stamane la sua indignazione per gli ultimi due casi, verificatisi a poche ore di distanza l’uno dall’altro.

Si potrà obiettare che si tratta di eventi secondari rispetto ai gravi problemi che ci angosciano in questi tempi: la crisi economica, la disoccupazione giovanile, l’impasse della maggioranza di governo, la corruzione della politica… Eppure credo che, a loro modo, quegli episodi siano rivelatori dell’abisso in cui sta sprofondando l’Italia: tutti e tre, infatti, sono un incontestabile documento dell’imbarbarimento delle relazioni sociali che si sta verificando nel nostro paese.
L'on. Mara Carfagna

Un politico che subisce tetre minacce squadriste attraverso i social network (“Ti verremo a prendere a casa”: vedi qui) è indicativo del punto critico raggiunto dal linguaggio usato dal cosiddetto “popolo del web”, venerato da alcuni come detentore della sovranità democratica della nazione. Se la rete è davvero il soggetto depositario di tale potere, non c’è da stare allegri: qualora dovesse insediarsi al comando del paese, questo “popolo-Moloch”, torvo e minaccioso, anonimo e sfuggente, potrebbe trasformare il confronto politico democratico in una carneficina, decretando il patibolo, ovviamente in tempo reale, per tutti coloro che non ne assecondano il volere. I sintomi (già denunciati dal sottoscritto in questo blog), tra cui le parole sparate contro la Carfagna, fanno proprio pensare, per il nostro futuro, al più tetro degli scenari.


Il sen. Calderoli e il ministro Kyenge
Un senatore della Repubblica, Vicepresidente a Palazzo Madama, che offende sguaiatamente un ministro (“Quando vedo la Kyenge non posso non pensare a un orango”: vedi qui) è invece indicativo del fatto, anche questo più volte denunciato attraverso il blog, che nella politica italiana stanno mutando radicalmente linguaggio e modelli comportamentali. L’uno e gli altri stanno diventando sempre più simili a quelli degli elettori, tra i quali vi è una componente, ahimè molto numerosa, costituita da individui ignoranti, rozzi, villani e potenzialmente violenti. Si tratta di coloro che sputano in terra, che lasciano le bottiglie di birra sulle panchine delle piazze dopo le notti brave, che non si alzano dal loro posto in autobus quando sale una persona anziana, che esprimono un tifo becero e incivile negli stadi, che imbrattano i muri delle città, delle scuole, degli ospedali, che si vantano di non aver mai letto un libro, che odiano la cultura, l’arte, la letteratura, lo studio, che vivono in una modernità esclusivamente tecnologica. È triste constatarlo, ma è proprio tra costoro che circolano i miti dell’antipolitica: furbizia, tecnologia, soldi e muscoli sono gli unici valori in cui essi credono. Primitivi con lo smart phone. Che cosa ci aspettiamo che facciano quando vanno a votare? Scelgono chi gli assomiglia di più, chi appare più vicino ai loro valori, scelgono personaggi come Borghezio, Calderoli, Fiorito… Non a caso le parole contro Kyenge hanno risvegliato gli istinti più irrazionali di questa componente sociale: oggi a Pescara, il ministro in visita è stato attaccato, con lo stesso stile del senatore leghista, da Forza Nuova, formazione di estrema destra che ha tappezzato i muri della città adriatica con manifestini minacciosi e con sinistri cappi (vedi Huffington Post). Quale sarà il prossimo passo? Dobbiamo attenderci a furor di popolo l’invocazione di leggi razziali da parte di irosi deputati o di movimenti politici che cavalcano l’onda?
 
L'interno del Liceo Classico "Socrate" devastato dall'incendio


Infine l’incendio al Liceo Classico “Socrate”, una scuola da qualche anno impegnata contro l’omofobia (vedi qui). Il “Socrate”, infatti, ha vinto un concorso europeo varato appositamente per combattere questo tipo di discriminazioni; organizza spesso assemblee e incontri sulla questione; ha subito già attacchi da parte di singoli e di movimenti (ad esempio, ancora una volta, da parte di Forza Nuova) che non sopportano l’omosessualità e che la respingono con violenza. Ecco, il punto è proprio qui, la violenza. Infatti, si può essere in disaccordo con molte delle iniziative del Socrate; si può anche obiettare agli insegnanti e agli studenti di quel liceo che solo la sensibilità verso la cultura dell’umanità può debellare l’intolleranza; si può persino diffidare della forza politica che ha raggiunto la cosiddetta “lobby gay”. Ma ciò che non può in nessun modo essere ammesso è che si ricorra alla violenza per opporsi alle proposte del Liceo “Socrate”: l’incendio della scuola romana è un’intimidazione in piena regola. Come ha giustamente notato Marina Boscaino sul Fatto Quotidiano di oggi, è un modo per dire a chi vi opera “ve la facciamo pagare”. Criticare, sostenendo argomenti, non equivale né ad insultare né ad intimidire. La pluralità delle opinioni, anche se sbagliate, è fonte di progresso; la minaccia fisica è l’anticamera del dispotismo.

Filippo Tommaso Marinetti, animatore
delle serate futuriste e dalla gazzarra
della Scala dell'11 gennaio 1919
Violenza verbale e violenza fisica sono strettamente collegate. Si può intimidire con le parole, con gli insulti, con le minacce. E, ovviamente in modo assai più letale, con i cazzotti, con le legnate, con le bombe e con le armi. I futuristi, dopo la prima guerra mondiale, inscenarono parecchie manifestazioni condite da ceffoni, da insulti, da intimidazioni: nel gennaio 1919, alla Scala di Milano, furono essi ad impedire, a suon di sberleffi e di ingiurie, la conferenza di Bissolati che sosteneva una politica di ragionevolezza nel percorso di pace postbellico. Mussolini, presente tra il pubblico e già su posizioni nazionaliste, partecipò alla vile gazzarra. Il passo tra le parole offensive e gli atti violenti fu breve: nell’aprile di quello stesso anno, un gruppo di ex combattenti nazionalisti, di futuristi e di fascisti, guidati dall’ardito Ferruccio Vecchi, assaltò la sede milanese dell’Avanti!. Il vaso di Pandora era stato così scoperchiato: la violenza fisica avrebbe caratterizzato gli anni a venire, consentendo al fascismo di istallarsi al potere.
 
Il giornale degli Arditi celebrò
l'assalto del 15 aprile 1919 alla
sede milanese dell'Avanti!
Sul Corriere della sera di oggi, in un acuto editoriale intitolato C’era una volta un bel paese, Ernesto Galli della Loggia afferma che sta svanendo “l’Italia delle cento città, l’antica, degna Italia provinciale insieme ai luoghi simbolici della sua socialità”. E con essa “svanisce anche l’Italia moderna del Novecento, e agonizza quella cultura […] che per antonomasia ne accompagnò la straordinaria ascesa”. Tutto sembra morire in questo ex bel paese, denominato nel medioevo “giardino dell’Impero”: le fabbriche sono in declino, il commercio langue, le professioni spariscono, la società sembra in fin di vita… Servirebbe, prosegue Galli della Loggia, “la speranza di un futuro” che solo un “profeta democratico” potrebbe dare: “non sta scritto da nessuna parte, infatti, che non possano esserci profeti democratici: Roosevelt e anche De Gasperi a loro modo lo furono. Così come non sta scritto da nessuna parte che non possano esserci anche partiti capaci di spirito e di capacità profetica”. Partiti e leader, conclude l’autore, che osino un linguaggio nuovo, “modi e gesti inediti dando segni emozionanti di rottura: che cosa c’è mai di così pericoloso in tutto questo, mi chiedo, per la democrazia?”.


Provo a fornire una risposta a questa domanda attualissima, una risposta semplice, come si addice all’umiltà di Tersite, ma ugualmente adatta, credo, al momento che stiamo attraversando: non può derivare nulla di pericoloso per la democrazia dal rompere gli schemi, dal distruggere il conformismo, dal proporre qualcosa di geniale e di insolito. Anzi, come ricordavo nel post del 6 maggio scorso dedicato a John Stuart Mill, è proprio l’anticonformismo che impedisce la deriva totalitaria della democrazia. Ma il gesto inedito, il modo insolito non possono, non devono oltrepassare un limite: quello del rispetto per le idee e per la vita altrui. La differenza tra un sano anticonformismo e lo “schiaffo e il pugno” delle intimidazioni futuriste e fasciste è tutta qui. Nulla di buono può venire da un linguaggio che atterrisce, spaventa, minaccia, insulta. Con un simile linguaggio non si rinnova la società, ma la si consegna mani e piedi ai primitivi con lo smart phone. Addio alla genialità e all’anticonformismo, allora, e addio pure alla libertà: un’orgia di prepotenza se la mangerebbe in un sol boccone, trasformandoci tutti in servi devoti di un novello vate. Munito di tablet, ovviamente.


Postilla del 17 luglio: apprendo oggi dai giornali che l'incendio del Liceo Socrate sarebbe stato provocato da 4 studenti, due dei quali maggiorenni, per vendicarsi della bocciatura subita (vedi ad es. l'articolo di Repubblica.it). L'omofobia, quindi, sembrerebbe non avere nulla a che fare con la vicenda: se la novità sarà confermata, dovremo concludere che siamo stati tutti un po' troppo frettolosi nel collegare l'evento alla discriminazione sessuale; faccio ammenda io per primo. Ma la sostanza del mio ragionamento mi sembra che non sia intaccata da questa notizia: quattro studenti che intendono "vendicarsi" della bocciatura, che appiccano un incendio senza rendersi conto, stando al loro racconto, di quali danni avrebbero causato, tutto ciò, appunto, non è forse una prova ulteriore del dilagare di quella ignoranza e di quella barbarie di cui parlavo nel post?

2 commenti:

  1. Esatto: il tutto è costruito ad arte dai media proprio con questo fine; parlarne fa il loro gioco.

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  2. Costruito ad arte non so, ma parlarne mi sembra necessario: il significato di certi fatti non è sempre trasparente, spesso è sfuggente, non manifesto, riposto. Ragionare sui fatti e cercare di interpretarli (e quindi cercare di capirli) è uno degli scopi della ragione. E di questo blog.

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