mercoledì 6 febbraio 2013

Le leggi basilari della stupidità



Sprovveduti, Intelligenti, Banditi e Stupidi. E in Italia?


Carlo M. Cipolla

‎Carlo M. Cipolla (1922-2000) è stato uno dei più grandi storici italiani dell’economia. Studioso di fama mondiale, ha insegnato in Italia (nelle Università di Catania, Venezia, Pavia, Torino, Pisa) e negli Stati Uniti (a Berkeley, in California). Ha introdotto in Italia la storiografia francese della rivista Les Annales, rivolgendo la sua attenzione alla micro-storia combinata con i grandi fenomeni delle vicende umane, come gli aveva insegnato Fernand Braudel, suo professore alla Sorbona di Parigi. Seppe unire all’attenzione per le fonti, alla meticolosa ricostruzione degli eventi più minuti, una scrittura fresca e scorrevole, nutrita di umorismo e sottile ironia. Si è occupato soprattutto della storia economica dell’Europa pre-industriale, soffermandosi su questioni come le epidemie, la politica sanitaria degli Stati, la storia della medicina e l’impatto di tali aspetti sull’economia e sulla demografia. Pubblicati talvolta con titoli ad effetto (come I pidocchi e il Granduca, del 1979, Miasmi ed umori, del 1989, Chi ruppe i rastrelli a Monte Lupo?, del 2004), i suoi libri hanno riscosso un successo internazionale e talvolta hanno raggiunto anche il pubblico dei non addetti ai lavori: fatto davvero notevole per uno storico italiano, poiché in Italia, di solito, gli storici di professione sono letti solo… da altri storici. Chi studia storia ha letto sicuramente le sue opere maggiori: la ormai classica Storia economica dell’Europa pre-industriale (Il Mulino, 1974), ma anche Le avventure della lira (Il Mulino, 1975), Le macchine del tempo. L’orologio e la società (Il Mulino, 2003), Istruzione e sviluppo. Il declino dell’analfabetismo nel mondo occidentale (Il Mulino, 2002).

Nel 1976 Cipolla stampò in inglese un libello, fuori commercio, intitolato The Basic Laws of Human Stupidity, un divertente trattatello di poche decine di pagine che ebbe una circolazione limitata tra amici e conoscenti (chi vuole può trovarlo qui, in English, of course). La casa editrice Il Mulino di Bologna (con la quale Cipolla ha pubblicato le sue opere) lo convinse nel 1988 a pubblicare una versione del libriccino all’interno di un volumetto intitolato Allegro ma non troppo (contenente un altro ironico saggio intitolato Il ruolo delle spezie nello sviluppo economico del Medioevo). Il volumetto ha avuto un successo strepitoso, è stato ristampato più volte e tradotto in molto lingue. Ma solo nel 2011 la stessa casa editrice ha pubblicato in lingua originale l’opera del 1976 che ha subito venduto molte copie: l’inglese di Cipolla è fluido e scorrevole come il suo italiano.


Divertente, ironico (ma anche allarmante), The Basic Laws of Human Stupidity afferma e spiega le cinque leggi fondamentali della stupidità. Eccole: 1) Tutti, sempre ed inevitabilmente, sottovalutano il numero degli stupidi in circolazione; 2) La probabilità che una persona sia stupida è indipendente da ogni altra sua caratteristica (cultura, estrazione sociale, caratteri somatici, tratti genetici); 3) Stupido è colui che provoca perdite e danni ad un’altra persona o ad un gruppo di persone, senza produrre per se stesso alcun vantaggio, o addirittura subendo un danno (questa legge è definita da Cipolla “aurea”); 4) Le persone non-stupide sottovalutano sempre il potenziale dannoso degli stupidi. In particolare i non-stupidi dimenticano costantemente che in ogni tempo, in ogni luogo e in ogni circostanza trattare e/o associarsi con persone stupide costituisce infallibilmente un costoso errore; 5) Uno stupido è il tipo di persona più pericoloso che esista; legge da cui deriva il corollario: uno stupido è più pericoloso di un bandito.


Helpless (H),  Intelligent (I), Bandit (B),
Stupid (S) people
Quest’ultima legge ci obbliga a chiarire meglio il pensiero dell’autore. Cosa intende Cipolla con il termine “bandito”? E cosa con “stupido”? Alle domande ha in parte risposto la terza legge (quella aurea). Se infatti si dividono le persone in base ai danni o ai vantaggi che procurano a se stesse e alle altre, secondo Cipolla possiamo individuare quattro categorie di individui: gli sprovveduti (che con le loro azioni procurano vantaggi agli altri danneggiando se stessi); gli intelligenti (che procurano vantaggi a tutti, se stessi compresi); i banditi (che procurano vantaggi a se stessi danneggiando gli altri); e appunto gli stupidi: questi con le loro azioni danneggiano tutti, gli altri e se stessi. I danni e i vantaggi si misurano in termini di perdita o di guadagno di tempo e di risorse.


Nell’insieme degli sprovveduti e in quello dei banditi esistono anche sottocategorie. Un bandito che ruba 100 euro ad un individuo senza procurargli un danno ulteriore è un “bandito perfetto”: 100 euro ha guadagnato lui, 100 li ha persi la sua vittima. Se un bandito procura a se stesso un vantaggio maggiore della perdita subita dalla sua vittima, avremo un bandito tendenzialmente intelligente. Se invece per rubare 100 euro uccide la propria vittima, egli ha procurato un danno eccessivo senza determinare per se stesso un vantaggio aggiuntivo: questo bandito si avvicina inesorabilmente all’area della stupidità. Allo stesso modo, uno “sprovveduto perfetto” compie azioni che avvantaggiano gli altri di una quantità corrispondente esattamente al danno da lui subito: ad esempio, se perde 100 euro al gioco del lotto, regala quella stessa somma alle casse dello Stato. Lo sprovveduto che, oltre a perdere quella cifra al gioco, senza procurarsi altri danni, salvasse un altro giocatore perdente dal suicidio, avrebbe riscattato la propria debolezza con un comportamento tendenzialmente intelligente. Ma lo sprovveduto che, oltre a perdere 100 euro, si suicidasse per questo motivo, senza aver avvantaggiato alcuno con tale gesto e, anzi, provocando a se stesso il massimo dei danni, si avvicinerebbe, ancora una volta in modo inesorabile, all’area della stupidità.




Il grafico di Cipolla con le sottocategorie
Attraverso un sistema di assi cartesiani, Cipolla dimostra che tutti gli individui che si collocano tra la sottocategoria dello “sprovveduto-intelligente”, la categoria degli “intelligenti”, e la sottocategoria dei “banditi-intelligenti” (in sostanza a destra della linea POM del grafico) contribuiscono a generare, sebbene in gradi diversi, il benessere della società. Tutti coloro che si collocano nella sottocategoria degli “sprovveduti-stupidi” e in quella dei “banditi-stupidi” (a sinistra di POM) operano per aggiungere danni a quelli provocati dagli “stupidi”, amplificando in questo modo il già nefasto potenziale distruttivo di costoro.

Attenzione alla seconda legge della stupidità: da essa deriva la constatazione che in ogni gruppo umano vi è una quota di stupidi costante (che Cipolla indica con “σ”), indipendentemente dalle variabili dovute al tempo, allo spazio, alla razza, alla classe e alla ricchezza o povertà di quel gruppo. Sarebbe un grave errore presumere che in una società in corso di sviluppo o già sviluppata il numero degli stupidi sia inferiore o in calo rispetto ad una società in declino o sottosviluppata: ogni società è funestata dalla medesima percentuale σ di stupidi. Semmai in una società povera e meno evoluta è bassa la percentuale degli individui intelligenti, e di quelli tendenzialmente intelligenti, fatto che rischia di enfatizzare i danni prodotti dagli stupidi e dai tendenzialmente stupidi. In una società in crescita, invece, gli individui tendenzialmente intelligenti e quelli intelligenti compiono più azioni vantaggiose che, in qualche modo, riescono a tenere a bada le azioni dannose causate dalla frazione σ della popolazione.


I problemi più gravi si presentano, secondo Cipolla, nelle società in declino: è in queste che, pur essendovi sempre la stessa frazione σ di stupidi, cresce spaventosamente il numero di coloro che tendono verso la stupidità, banditi e sprovveduti che siano: è proprio questo che rafforza il potere distruttivo degli stupidi veri e propri e, conclude Cipolla, “the country goes to Hell”. Possibile che stesse pensando all’Italia?

Il 24 febbraio gli italiani andranno a votare. Il nostro è un paese in declino. La nostra percentuale “sigma” di stupidi non ce la può togliere nessuno. Quanti danni produrranno costoro nel segreto dell’urna? Nessuno può dirlo né prevederlo: come spiega Cipolla, il comportamento degli stupidi è erratico e imprevedibile, irrazionale per definizione. Semmai è sugli “sprovveduti tendenzialmente stupidi” e sui “banditi tendenzialmente stupidi” che occorrerebbe intervenire per cercare di persuaderli a non commettere errori e a non enfatizzare, con il loro voto, il danno che inevitabilmente gli stupidi procureranno all’intera comunità nazionale.

Solo costoro possiamo tentare di convincere a non credere alle chimere, a non farsi abbindolare dalle roboanti promesse di coloro che, dopo aver rovinato il paese comportandosi da “banditi”, stanno cercando di recuperare il consenso perduto, illudendoci di voler fare ora quel che non hanno voluto fare prima, quando la forza politica che possedevano e le condizioni economiche del paese glielo avrebbero consentito.

Se, malgrado i segnali di allarme che alcuni si forzano di inviare, alla fine il paese risulterà ingovernabile, dovremo concludere che l’Italia, la nostra povera Italia, se la sarà voluta: se gli ingannatori riescono a raggiungere le loro mete “banditesche” è perché c’è stato qualcuno che si è lasciato ingannare (questo già lo insegnava Machiavelli cinque secoli fa). La responsabilità dei danni che subiremo sarà, ancora una volta, degli stupidi. E il nostro paese andrà all’Inferno.