lunedì 18 marzo 2013

Miti e cultura del grillismo: tra paranoie e tecnologia




Tra paranoie e tecnologia: analisi del grillino-tipo



La crisi politica sembra avvitarsi sempre più su se stessa e sembra non avere, almeno per ora, vie d’uscita. Lo stallo ci invita a meditare su quel che è accaduto e che sta avvenendo. Perché, allora, non tornare a riflettere ancora sul movimento di Grillo? Del resto è il M5S la vera novità del momento; inoltre, come proverò a dimostrare, esso è una vera miniera di curiosità sociologiche.

All’interno di una formazione politica trasversale com’è il movimento dei grillini, vi è ovviamente di tutto, e ciò credo sia vero anche per i suoi elettori, che, non dimentichiamolo, non sono costituiti solo da diciottenni, ma soprattutto da chi nelle elezioni del 2008 aveva espresso la sua preferenza per altre formazioni politiche.

Secondo l’Istituto Cattaneo (si veda il volume curato da Elisabetta Gualmini e Piergiorgio Corbetta, Il Partito di Grillo, Il Mulino, Bologna 2013), l’elettore del M5S dopo le elezioni amministrative del 2012 si auto collocava per il 30% nell’area del centro-sinistra, per il 18% in quella del centro-destra. Ma la ricerca calcola che dopo le elezioni del 2012 il voto al M5S provenga, rispetto al 2008, per il 41,2% dall’area PD-IdV, per il 36,1 dall’area PdL-Lega: la provenienza da quest’ultima area è cresciuta nel 2012 di quasi 10 punti percentuali, mentre è rimasta quasi stabile la provenienza dal centro-sinistra (vedere qui le tabelle pubblicate dall’Huffington Post e prelevate dal libro citato).

Riguardo all’estrazione sociale, invece, dopo le elezioni del 2012 si è proclamato elettore del M5S il 29,5% degli operai, il 28,5 dei dipendenti privati, il 24,3 dei dipendenti pubblici, il 27,4 degli autonomi. Molto rappresentata anche la categoria dei disoccupati: il 26,8% di essi si è dichiarato grillino. Se si considera che la ricerca ha individuato che sono presenti tra gli elettori del M5S anche pensionati, casalinghe e studenti, nonché, per quanto riguarda le scelte di coscienza, credenti e non credenti, praticanti saltuari e assidui, concluderemo che la rabbia e il malcontento sono stati drenati dal movimento in ogni ambiente sociale e culturale. Il profilo medio è comunque, a quanto sembra, quello di un tecnico diplomato, con un’età compresa tra 25 e 54 anni, attivo soprattutto nelle associazioni sportive e ricreative, utilizzatore di internet ma dipendente soprattutto dalla tv per l’informazione politica, possessore di un profilo facebook (più o meno quanto gli elettori del PD e del PdL), non molto attivo nel mondo dei blogger (mentre lo sono molto di più gli elettori degli altri due schieramenti).

C’è un aspetto, però, sul quale occorrerebbe effettuare una ricerca sociologica come quella della Gualmini, un aspetto che potrebbe essere rivelatore delle idee dell’elettore e del candidato 5 Stelle assai più della sua appartenenza politica antecedente alle elezioni del 2012: mi riferisco all’insieme dei miti condivisi dal “grillino-tipo”. Poiché, come vedremo, credo che tali miti provengano soprattutto da internet, essi sono anche rivelatori dell’approccio del grillino con la rete. Non ho dati certi su questo aspetto, ma solo indizi frammentari e impressioni: interviste concesse da alcuni dei neoeletti, dichiarazioni effettuate dallo stesso leader Grillo negli ultimi anni, testi scritti da attivisti e reperibili on line, osservazioni personali compiute da quando è nato il fenomeno del grillismo. Perciò le considerazioni che seguono non pretendono di essere complete né, tanto meno, scientifiche. Le offro al lettore paziente come spunto di riflessione, non solo per cominciare a interpretare la mentalità del grillino medio (ammesso che questo soggetto sociale sia già in mezzo a noi), ma anche per provare a decifrare alcuni fatti e alcune affermazioni che abbiamo visto e udito nelle ultime settimane.

Il filologo Karoly Kerény 
Prima di esporre questi spunti, occorre una precisazione sul termine “mito”. Non lo uso con accezione negativa (cioè falsa conoscenza, convinzione fasulla), anche se non condivido i miti amati dai grillini. Qui il termine mito indica l’insieme delle convinzioni, come spiegarono Karoly Kerény (1897-1973) e la scuola fenomenologica, che danno senso al mondo e che consentono all’uomo di trovare una collocazione in esso. Tali convincimenti non hanno origine scientifica, ma non sono neppure alternativi alla sfera conoscitiva razionale: fanno tutt’uno con essa, costituiscono, come scrisse appunto Kerény, un “ampliamento della coscienza”, producendo quei significati che ispirano la condotta umana in ogni campo, compresa la ricerca scientifica (cfr. K. Kerény- C. G. Jung, Prolegomeni allo studio scientifico della mitologia, 1941, tr.it. Bollati e Boringhieri, Torino 2012).


Ho trovato la vignetta nel blog
 http://italospagnola.iobloggo.com/ che ringrazio
Chiarito questo, il primo spunto di riflessione che offro è il seguente: l’attivista del M5S è dipendente da internet per quanto riguarda la formazione dei suoi valori mitici di fondo. Sebbene non rinunci a guardare la tv, come spiegato dalla ricerca dell’Istituto Cattaneo, il grillino non crede molto a questo mezzo di comunicazione, crede invece al web. Inoltre non legge giornali, anzi si vanta di non farlo, perché li ritiene prezzolati dal potere finanziario. Giudica libera, invece, l’informazione che circola in rete: essa è considerata indipendente quindi, in virtù di questo carattere, veritiera. Stampa e televisione “sono vendute”; internet è puro. In questo modo, il web diventa per il grillino-tipo sorgente mitopoietica, cioè origine di quelle immagini e di quei valori mitici che danno senso al mondo.




Secondo spunto di riflessione: il grillino d.o.c. crede nei complotti. Su questo aspetto c’è ormai un’ampia letteratura relativa soprattutto al leader, Beppe Grillo. Chi volesse informarsi sulla questione può cominciare con l’articolo di Mattia Feltri, Vegani, complottisti, webbisti. Il Partito Arlecchino di Grillo, pubblicato da La Stampa, il 10 marzo 2013. Oppure con il blog Perle complottiste, che di recente ha eletto Grillo il più credulone degli italiani in circolazione (perciò lo ha insignito del ”Premio Perlone 2012”), battendo rivali del calibro di Giulietto Chiesa e di Roberto Giacobbo. Oppure, ancora, gli articoli di Beatrice Mautino su Wired.it che ho citato nel post del 5 settembre 2012.

Il Premio "Perlone 2012" dal sito Perle complottiste

Grillo negli ultimi anni ha dato spazio sul suo blog ad informazioni su presunti complotti relativi a vari ambiti: le scie chimiche (quelle che vediamo talvolta in cielo: non sarebbero gli aeroplani a rilasciarle ma potenti multinazionali che ci stanno avvelenando); il terremoto in Emilia Romagna (che sarebbe stato provocato da una cricca tecnico-militare-finanziaria per sperimentare un fantomatico macchinario sotterraneo: sulla vicenda è incappata in alcuni episodi comici il consigliere regionale del M5S Federica Salsi, quando era ancora grillina; vedi qui); l’Aids (che secondo Grillo non esisterebbe, perché sarebbe un’invenzione delle case farmaceutiche); il signoraggio (ovvero l’insieme del reddito che in ogni paese, da quando esiste lo Stato moderno, deriva dall’emissione di moneta; secondo il complottista, come Grillo, questo reddito sarebbe confiscato dalla banca centrale per favorire banchieri e poteri forti a danno dei cittadini; è noto, invece, che è il governo ad appropriarsene attraverso il prelievo fiscale per finanziare la spesa pubblica, cioè proprio quell’esborso di denaro che è rivolto ai cittadini); le “nanoparticelle” (piccolissime particelle di sostanze tossiche ed inquinanti che sarebbero introdotte dalle industriepiù o meno involontariamente, negli alimenti: il complotto consiste nel fatto che questa “verità” sarebbe tenuta deliberatamente nascosta dalle fonti ufficiali d’informazione); la morte di don Verzè (che non sarebbe avvenuta per cause naturali, perché l’anziano fondatore del San Raffaele sarebbe stato avvelenato).

Delle “bufale scientifiche” diffuse da Grillo con il suo blog, e tutte conducenti alla teoria del complotto, la rivista Wired si è divertita a raccogliere un campionario (vedi qui): nel corso degli ultimi anni Grillo ha sostenuto che i vaccini sono inutili; che gli esami clinici precoci e gli screening sono pericolosi e inventati solo per ingrassare le industrie farmaceutiche; che un pomodoro geneticamente modificato sarebbe stato messo in circolazione dalle industrie chimiche per testarlo sugli esseri umani e avrebbe già ucciso decine di persone; che la cura Di Bella sul cancro funziona e che sarebbe boicottata sempre dalle suddette industrie; che Rita Levi Montalcini (definita senza mezzi termini da Grillo “una puttana”) ha rubato il Premio Nobel grazie all’intervento di una ditta farmaceutica che avrebbe corrotto la giuria per farglielo ottenere. Naturalmente, Grillo ha sostenuto anche quelle teorie cospirazioniste nate prima del suo blog e già diffuse a livello planetario, a cominciare da quella sull’11 settembre: “la Cia è coinvolta negli attentati? Non è da escludere”, scriveva Grillo il 22 maggio 2006, in un post significativamente intitolato 9/11 senza verità (nel quale viene riportata una lettera di Giulietto Chiesa, altro noto cospirazionista riguardo all’attentato delle Torri gemelle). Come spiega Beatrice Mautino, su Wired.it, che la schiacciante maggioranza degli esperti e degli scienziati abbia confutato tutte le tesi dei complottisti-cospirazionisti-negazionisti non preoccupa chi, come Grillo, ritiene di avere scoperto una “verità alternativa”; anzi il fatto che gli scienziati sostengano la “verità ufficiale” è la prova che dietro di loro vi sono le lobby e i poteri forti che li tengono in pugno. “Le prove di questo complotto mondiale non ci sono - conclude la Mautino – ma questa è una prova a favore della teoria del complotto: se non ci sono prove di un accordo universale tra gli scienziati, dicono i negazionisti, è proprio perché sono compatti nel farne parte e tenere la bocca chiusa”.

Della questione mi sono già occupato mesi fa (vedere sempre il post del 5 settembre scorso). Ora aggiungo solo due osservazioni: innanzitutto è evidente la radice paranoica del complottismo di Grillo e di coloro che gli credono; in secondo luogo internet potenzia la penetrazione e la diffusione della paranoia complottista. Lo psicanalista Claudio Risé, nell’intervista rilasciata a Nicola Mirenzi per la rivista Gli altri online (3 giugno 2011) ha affermato: “il complottista è anche una persona elitaria, altezzosa, che nel profondo rifugge il confronto. E che assume un atteggiamento di superiorità perché in realtà non regge il contraddittorio. […] Il legame tra politica, complotto e paranoia è in realtà molto antico. L’elemento veramente nuovo è il web. Che si presta molto alla diffusione delle tesi complottiste. Essendo capace di stabilire un contatto immediato tra persone che la pensano allo stesso modo. In passato l’affermazione di una teoria del genere aveva bisogno di molto tempo per consolidarsi. Oggi è di gran lunga più facile. E come per la maggior parte dei disturbi, il web funziona come moltiplicatore: aumenta la potenza di fuoco, l’infiammazione cerebrale”. Rispetto a tutti gli altri qui analizzati, quello cospirazionista è forse il mito grillino più patologico.
Lo psicanalista Claudio Risé


Terzo spunto di riflessione: il grillino tipo è assemblearista-unanimista. Non ama la democrazia rappresentativa liberale e repubblicana, preferisce la cosiddetta “democrazia diretta” che, a differenza del voto, sarebbe in grado di esprimere la volontà generale, ovvero i desideri del “popolo”. Tale espressione per il grillino dovrebbe essere manifestata attraverso il web, nuova piazza mediatica sostitutiva dell’assemblea di sessantottina memoria, ma come quella ugualmente basata sull’unanimità. Il web, infatti, non esprime pareri difformi ma assolutamente “uguali”, poiché esso costituirebbe una voce sola, un desiderio unico, un’unica volontà. Non vi è spazio per le minoranze in questa concezione politica neo-giacobina, chiunque dissenta è ritenuto colpevole di tradimento e nei suoi confronti vanno presi “provvedimenti”, come in queste ore Grillo ha scritto sul suo blog a proposito di quei senatori 5 Stelle che hanno votato Piero Grasso come Presidente a Palazzo Madama. Secondo Grillo e secondo i suoi più accesi sostenitori, la democrazia o è diretta o non è altro che un “inciucio”, sicché, una volta che la maggioranza avesse in mano il potere, se ne deduce che dovrebbe disporre di ogni mezzo per costringere le minoranze ad ubbidire e a chinare il capo.


Luigi Einaudi (1874-1961) economista, Presidente della
Repubblica italiana dal 1948 al 1955
“Ove non esistono freni al prepotere dei ceti politici – ricordava Luigi Einaudi – è probabile che il suffragio della maggioranza sia guadagnato dai demagoghi intesi a procacciare potenza, onori e ricchezza a sé, con danno nel tempo stesso della maggioranza e della minoranza. I freni hanno per iscopo di limitare la libertà di legiferare e di operare dei ceti politici governanti scelti dalla maggioranza degli elettori. In apparenza è violato il principio democratico il quale dà il potere alla maggioranza; in realtà, limitandone i poteri, i freni tutelano la maggioranza contro la tirannia di chi altrimenti agirebbe in suo nome e, così facendo, implicitamente tutelano la minoranza” (L. Einaudi, Il buongoverno. Saggi di economia e politica (1897-1954), Laterza, Roma-Bari 2004, pp. 87-88, cit. in Maurizio Viroli, La libertà dei servi, Laterza, Roma-Bari 2012, p. 58). Lo stesso Viroli, a commento di queste parole del grande liberale italiano, aggiunge: “Dove il popolo è sovrano incombe il demagogo, e dunque s’impongono freni che difendano il popolo contro la propria debolezza” (M. Viroli, op. cit., p. 58). Il mito assemblearista-unanimista non manifesta una patologia, come nel caso del cospirazionismo, ma potrebbe rappresentare una minaccia per le libertà individuali.


Quarto spunto di riflessione: il grillino modello non ama il confronto sine ira ac studio, non ama ascoltare il punto di vista contrario e non crede che nelle opinioni diverse dalle sue vi possa essere anche solo un  pizzico di verità. La verità è solo dalla sua parte, così chi si oppone al suo verbo viene delegittimato sul piano personale con insulti e pesanti offese, ovviamente via web: una sorta di gogna che serve ad intimidire l’avversario per zittirlo. Ho fatto diretta esperienza di questa tecnica: ho preso parte ad alcune discussioni in rete su Grillo e sul M5S e, sebbene il mio punto di vista fosse sempre firmato e basato su argomenti, sono stato insultato dal sacerdote di turno del “grillismo” che, in veste di comune cittadino, ha preso parte al confronto senza firmarsi. In un caso (la discussione sull’intervista a Grillo pubblicata da Time: vedi qui) l’attivista intervenuto (a quanto pare una donna) ha letteralmente fatto piazza pulita dei pareri contrari al suo, aggredendoli tutti con termini offensivi: è ovvio che le persone di buon senso, dopo poche battute, abbandonano la discussione per evitare di essere trascinati in un litigio triviale sotto gli occhi del mondo intero, e finiscono per lasciare campo aperto all’intimidatore/intimidatrice. Non vorrei apparire io come un complottista, ma è noto a tutti che in rete circolano i troll, utenti reclutati appositamente per provocare gli interlocutori e avvelenare il dibattito; nelle mani di un capo politico il troll potrebbe avere il preciso compito di intimidire gli avversari.

Quinto spunto di riflessione: il grillino ideale è salutista-igienista-ecologista. Niente di male in ciò: ognuno è libero di orientare i propri comportamenti alimentari e il proprio rapporto con il corpo e con la natura come meglio crede. Ma il grillino non si accontenta di godere di questa libertà: la vuole imporre agli altri. Quindi (e qui faccio ancora ricorso alle personali osservazioni ed esperienze condotte su conoscenti, amici e parenti che si riconoscono come grillini a tutto tondo) vorrebbero obbligare gli italiani ad istallare pannelli fotovoltaici in casa; vorrebbero imporre a tutti diete esclusivamente vegetariane (in qualche caso “vegane”); vorrebbero indurre nella popolazione una conversione di massa verso il salutismo estremo: no allo zucchero, no alle carne, no al pane, no alla pasta, no a cibi arrostiti o fritti, no a bibite e alcolici; sì alla bottiglietta d’acqua da tirar fuori in ogni occasione, sì alla ginnastica pilates tre volte al giorno, sì a diete ipocaloriche imposte e costituite esclusivamente da cibi a km-zero, possibilmente coltivati nell’orto di casa, al fine di danneggiare le multinazionali che speculano sulla nostra fame. Il vero grillino sa sempre quale oscura minaccia è contenuta negli alimenti venduti nella grande distribuzione, perciò desidera che tutti tornino a prepararsi il cibo in casa senza acquistare nulla: sono dei Latouche in pectore, inconsapevoli sostenitori della “decrescita felice”. 
Serge Latouche (1940) filosofo
ed economista, teorico
della "decrescita felice"

Oddio, quanto inconsapevoli non saprei: Pizzarotti, il sindaco 5 Stelle di Parma, prima di entrare in politica è stato socio fondatore del “Circolo della decrescita felice” di Parma, aderente allo MdF italiano (Movimento per la decrescita felice: vedi qui). Infine, per il grillino salutista l’unico modo corretto di recarsi al lavoro è a piedi o in bicicletta: chi usa il mezzo pubblico (purché a metano) è tollerato; chi usa l’auto è complice delle multinazionali del petrolio (come Grillo ha più volte affermato durante i suoi spettacoli-comizi, negli scorsi anni). Il mito salutista-igienista-ecologista, che non è di esclusiva proprietà del grillismo, è forse il più innocuo, sebbene non lo sia la volontà illiberale di imporlo a tutti.

Ultimo spunto: il grillino ideale è manicheo. Non può che essere questo l’alfa e l’omega dei miti del grillismo, perché consegue da tutto ciò che ho detto sopra. Il ragionamento che conduce al manicheismo è il seguente: se io solo ho la verità, se io solo comprendo quali intrighi vi sono dietro le verità ufficiali, se io solo uso l’unico strumento di comunicazione pulito, cioè internet, se io solo porto nella politica pulizia e moralità, se io solo mangio correttamente, consumo correttamente, bevo correttamente, mi muovo correttamente, vuol dire che io solo penso correttamente. Tutti gli altri sono nemici dell’umanità, e come tali dovrebbero essere trattati. Niente iustus hostis per il grillino: chi non è con lui è  un nemico, e con il nemico non si tratta, lo si elimina: “Vogliamo vederli tutti nella tomba!” grida un lettore del blog di Grillo, commentando il post del 2 marzo scorso in cui il comico si scagliava contro Vendola (vedi qui). Mito lugubre e pericoloso.
C.S.I. uno dei serial criminologici più seguiti

Conclusione, per ora. I miti del grillino d.o.c. sono probabilmente il prodotto di una massificazione della cultura basata su un certo tipo di intrattenimento televisivo e su un certo uso di internet. Riguardo al primo mi riferisco alla fiction di tipo poliziesco-criminologico e a quella fantascientifica seriale. Entrambe da un quindicennio costituiscono l’intrattenimento più amato da chi oggi ha un’età compresa tra i 30 e i 45 anni (lo “zoccolo duro” dell’elettorato grillino); esse hanno istillato nell’inconscio di questo pubblico il convincimento che il mondo sia una trama di misteri e di inganni che possono essere svelati e puniti solo da leader carismatici armati di strumenti tecnologici e di capacità spettacolari. Insomma, un mondo di fumetti popolati solo da cattivi e da supereroi. 
X-Files, simbolo della produzione televisiva di
fantascienza seriale degli ultimi 10-15 anni

Riguardo al secondo (l’uso di internet), il grillino tipo ha nei confronti della rete un atteggiamento di credulità tecnologica prossima al feticismo. Tutto quel che egli scova on line è vero "a prescindere", non ha bisogno di essere sottoposto a verifica, specie se viene diffuso da un supereroe carismatico come Grillo: il fatto di essere in rete è una prova sufficiente dell’affidabilità dell’informazione. Il deputato 5 Stelle Paolo Bernini (la cui intervista abbiamo visto su Ballarò del 5 marzo scorso: vedi qui) è un esempio di quel che sto dicendo, oltreché esemplare perfetto del cospirazionista di cui parlavo sopra. La fascinazione che costoro subiscono dalla rete non ha nulla a che vedere con i pregi e i difetti della tecnologia telematica, ha piuttosto a che vedere con il loro modo di utilizzarla, con il loro modo di fidarsi di essa, con il loro bisogno di certezze rassicuranti. Su questo plafond culturale, si è abbattuta la crisi (questa sì reale) della politica in Occidente, una crisi che, generata dalla globalizzazione, ha demolito le tradizionali fonti generatrici di valori e di miti politici: le ideologie, i partiti, lo Stato. La crisi di queste strutture mitopoietiche ha convinto i grillini che la politica in sé fosse vecchia e defunta, e che al suo posto si potesse collocare la tecnologia con le sue risposte chiare e semplici, con le sue certezze confortanti.

I Supereroi dei fumetti Marvel

Il grillino-tipo insegue miti prodotti dalla degenerazione di quelli che hanno animato la politica del Novecento. Sono miti molto discutibili, tra i quali è difficile rinvenire risorse per affrontare i problemi che ci angosciano. Eppure, credo che con essi dovremo fare i conti nel prossimo futuro: del resto sono stati generati dalla società che tutti abbiamo contribuito a costruire.